la normativa riguardante l’imponibilità dell’IVA alle unità adibite alla “navigazione in alto mare” è di fondamentale importanza sia per l’operatività delle imprese che per l’attrazione dei traffici nel nostro paese. UCINA e ANPAN sono già a lavoro per tutelare la filiera, collaborando con l’agenzia delle entrate
In queste settimane tutto il comparto marittimo italiano, insieme a varie rappresentanze di categoria, è in attesa di ricevere risposte dall’Agenzia delle Entrate.
Questa volta “il motivo del contendere” riguarda la normativa sulla navigazione in “alto mare”, che disciplina gli importanti concetti di non imponibilità IVA riferita alle operazioni riguardanti le “navi adibite alla navigazione in alto mare” per trasporto, linea, pesca, salvataggio, assistenza e navigazione commerciale da diporto.
Ma l’argomento è di fondamentale importanza: essendo il termine “operazioni” riconducibile ad attività come gli approvvigionamenti ed i rifornimenti, oltre che in alcuni casi all’acquisto, è facile intuire, soprattutto per quanto riguarda la competitività, quale sia la posta in gioco.
Difatti sussiste il rischio di un ulteriore fuga dei traffici dall’Italia.
Consapevoli delle criticità e della conseguente urgenza di avere opportuni chiarimenti su alcuni nodi ancora da sciogliere, UCINA e ANPAN (Associazione dei Provveditori e Appaltatori navali) sono da qualche mese già al lavoro.
Più in particolare, con la risoluzione 2/E, l’Agenzia delle Entrate aveva stabilito che, per quanto riguarda il regime di non imponibilità IVA, occorre riferirsi all’effettivo utilizzo e non più alla semplice abilitazione dell’unità, quindi a navigazioni che includono le “acque internazionali”. Il criterio scelto è quello storico: per poter operare in esenzione nell’anno in corso, le unità devono aver compiuto nell’anno precedente viaggi commerciali in “alto mare” in misura superiore al 70% del totale dei viaggi.
Infatti, dopo una serie di incontri già intercorsi con i vertici dell’erario, una nuova ri-soluzione è attesa nel giro di poche settimane.
“Abbiamo lavorato -ha spiegato il vice presidente di UCINA con delega ai dossier fiscali, Maurizio Balducci- nella direzione di adottare i criteri europei, cercando di impattare il meno possibile sulle nostre filiere. Nel predisporre il documento inviato all’Agenzia delle Entrate ci siamo confrontati con le altre associazioni interessate, da Confitarma a Federagenti e confidiamo sulla loro condivisione dei contenuti ma il 15 maggio, con la stagione estiva ormai alle porte, abbiamo inviato all’Agenzia -ha concluso Balducci- le nostre osservazioni insieme ad ANPAN”.
Già a febbraio e a marzo UCINA Confindustria Nautica e ANPAN avevano chiesto alcuni chiarimenti all’Agenzia delle Entrate. Molti gli elementi in discussione. Tra questi, la richiesta che la risoluzione 2/2017 dell’Agenzia delle Entrate sia applicata ed introdotta non in chiave retroattiva e che si preveda una dichiarazione dell’armatore per tutti quei casi di “discontinuità” nei quali non sia possibile ricostruire un dato storico sull’anno precedente (unità in costruzione o nuova, o che ha cambiato armatore o noleggiatore ecc.).
Ad ogni modo non resterà che vedere come andrà a finire, sperando ancora una volta che almeno in questo caso l’erario sappia conciliare il proprio ruolo istituzionale con quella giusta misura che tenga conto anche del mercato e delle condizioni di operatività da garantire alle imprese.
Daniele Motta
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