Quando l’unità entra nelle acque territoriali di uno stato sovrano è uso issare a poppa la bandiera nazionale, cioè quella dell’unità, e mettere a riva la c.d. bandiera di cortesia, ossia la bandiera nazionale del paese ospitante
Navigare nelle acque territoriali di un paese terzo (rispetto alla nazionalità dell’unità) richiede la conoscenza di specifiche regole, usi e consuetudini.
Primariamente, a prescindere da dove si navighi, saranno sempre da rispettare le varie normative internazionali: si può andare dalle Colreg’72 (regolamento internazionale per prevenire gli abbordi in mare), passando per la STCW per i marittimi, arrivando agli elementi dati dalla convenzione di Montego Bay sul diritto del mare.
Tuttavia, norme internazionali a parte, vi sono anche delle consuetudini date dall’etichetta navale. Ad esempio, quando l’unità entra nelle acque territoriali di uno stato sovrano è uso issare a poppa la bandiera nazionale, cioè quella dell’unità, e mettere a riva la c.d. bandiera di cortesia, ossia la bandiera nazionale del paese ospitante.
Oltre a queste norme di cortesia, vi sono comunque anche degli adempimenti amministrativi. Nei paesi extra UE, dove non ci sono magari accordi di libero ingresso di beni e persone, può essere richiesto di ottemperare a specifiche formalità di arrivo presso la locale autorità marittima.
Queste formalità potrebbero richiedere di presentare i documenti dell’unità, dei passeggeri e quelli di un’eventuale equipaggio tramite una crew list. Inoltre potrebbe essere necessario recarsi nella locale dogana per dichiarare eventuali importazioni.
Discorso leggermente diverso nel caso in cui si navighi nelle acque territoriali di un paese dell’unione europea. Solitamente, le formalità di arrivo e partenza sono ridotte all’essenziale, tuttavia occorre sempre tenere in considerazione delle opportune eccezioni date dalla normativa locale.
Per questo motivo è sempre raccomandabile, in fase di pianificazione, accertarsi di tutti gli obblighi afferenti la navigazione, la parte doganale ecc. Questo “check” deve essere eseguito attraverso la consultazione del portolano, dei siti delle autorità locali (marittime e non) e dalla conoscenza dei locali usi, i quali sono spesso importanti quanto le stesse normative.
Facciamo un’ultima considerazione sui controlli.
In linea generale, ovunque si navighi, bisogna ricordarsi che un’unità da diporto o mercantile può sempre subire la cosiddetta inchiesta di bandiera.
L’inchiesta di bandiera è infatti un controllo che nella sostanza va a verificare il c.d. “genuine link”, ovvero la presenza e corrispondenza di tutti i documenti di bordo in relazione alla nazionalità dell’unità.
A questo vanno anche naturalmente aggiunti eventuali controlli di sicurezza (safety e security) eventualmente applicabili e/o previsti.
Daniele Motta
Perito e Consulente Navale
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Articolo pubblicato su liguria nautica news il 31 gennaio 2017