La notizia apparsa su TTM, testata di assoluto rilievo nel settore marittimo, lancia la novità : entro i prossimi 10 anni il debutto della prima nave drone per utilizzi commerciali. L’iniziativa gestita dal Consorzio Munin – finanziato da UE, Rolls Royce Marine e l’ente di Classifica DNV.
Progetto che, naturalmente, dovrebbe farci riflettere – ancora una volta – su dove probabilmente gli armatori hanno cercato sempre di andare:ridurre i costi di gestione del personale marittimo.
Come forse alcuni sanno i costi medi di gestione di una nave mercantile sono molti, tra questi c’è chiaramente il costo – variabile – degli equipaggi oscillante, dai dati a campione in nostro possesso, tra il 55% (bandiera Italiana) e il 44% di altre bandiere (FoC ITF approved). Che una certa fetta di industria marittima, perciò non solo esclusivamente di vocazione tecnologica, sia andata spesso su queste rotte non è certo un segreto: dalle iniziative nazionali atte a creare ufficiali bivalenti (macchinisti – capitani) alle battaglie per ridurre all’osso le tabelle minime di armamento, di strada, giusta o sbagliata, sene è fatta parecchia.
Scontata e, aggiungiamo noi, sacrosanta, l’opposizione dell’ITF (sindacato internazionale dei marittimi) che mette l’accento sul fatto che il primo elemento in quanto a sicurezza sia dato proprio dalla presenza umana.
Presenza che ad onore del vero può essere veramente efficace solo se vi sia veramente, sia a bordo che a terra, una reale e congrua preparazione professionale sia del personale marittimo che di quello tecnico di terra. In caso contrario, eccettuando la fisiologica presenza dell’errore umano in tutte le attività umane, si vedranno ancora dei sinistri (vedi Concordia e l’ultimo del Lysblink Seaways, dato apparentemente dallo stato di ebbrezza dell’ufficiale di guardia) dati, paradossalmente, sì dalla presenza umana ma scaturiti dalla scarsa preparazione e dalla sottovalutazione dell’elemento sicurezza proprio da questi ultimi.
Ma neppure gli assicuratori e talune rappresentanze armatoriali (Baltic and International Maritime Council) nascondono alcune comprensibili criticità verso la nave drone: ad esempio si chiedono come verrà eventualmente gestita l’avaria in navigazione e, aggiungiamo noi, come si potrà anche gestire, “tutelando†il mezzo, l’assistenza ed il rimorchio…
Altre legittime criticità stanno naturalmente nel dover rivedere non solo il diritto marittimo ma anche e soprattutto fattori tecnico formativi per il personale di condotta, nonché l’approntamento di taluni sistemi di navigazione, che se non implementati, rispetto a quelli ad oggi di ausilio alla navigazione, non potranno certo garantire, verosimilmente, un sostenibile livello e grado di sicurezza nella navigazione e nelle operazioni commerciali.
Utopia o Fantascienza la nave drone? Staremo a vedere.
Daniele Motta
Perito e Consulente Navale
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